Skip to main content

La recente, clamorosa rapina avvenuta al Museo del Louvre ha sollevato interrogativi cruciali non solo sulla sicurezza fisica del patrimonio artistico, ma anche sulle lacune critiche nei sistemi di difesa informatica di istituzioni che gestiscono beni di valore inestimabile.

L’indagine post-incidente, riportata dalla stampa, ha rivelato una falla elementare ma con conseguenze potenzialmente catastrofiche: l’utilizzo di credenziali di accesso estremamente deboli.

Come specialisti di cybersecurity, è nostro dovere analizzare questo case study per evidenziare come la sottovalutazione dei rischi informatici possa mettere a rischio anche i sistemi di protezione più avanzati.

 

Il fallimento dei controlli di accesso

Il dettaglio più sconcertante emerso dai documenti consultati dal quotidiano Libération riguarda la password utilizzata per accedere al server della videosorveglianza del museo: era semplicemente “LOUVRE”.

La superficialità non si fermava qui. Per accedere a un software sviluppato da Thalès, la password era “THALES”.

Già nel dicembre 2014, su richiesta del museo, tre esperti dell’Agenzia nazionale della sicurezza dei sistemi informatici (ANSSI) avevano condotto un controllo sulla rete IT, che connetteva dispositivi di sicurezza fondamentali come telecamere, allarmi e sistemi di accesso.

Il rapporto dell’ANSSI aveva ammonito chiaramente che “chi prendesse il controllo della rete informatica del museo potrebbe facilitare il furto di opere d’arte”. Oggi, la semplicità della password viene vista come il simbolo di una grave negligenza gestionale e tecnica.

 

Un ecosistema tecnologico obsoleto

La debolezza delle password non era un episodio isolato, ma parte di una sottovalutazione strutturale della sicurezza informatica.

Tra il 2014 e il 2017, le analisi interne avevano già riscontrato carenze significative:

  • Sistemi operativi fuori supporto (EOL): l’infrastruttura informatica del museo utilizzava ancora Windows 2000 e Windows XP, ormai privi di aggiornamenti di sicurezza
  • Mancata applicazione di patch: l’assenza di aggiornamenti impediva il corretto funzionamento dei programmi di gestione per videosorveglianza e controllo accessi
  • Software vulnerabili: almeno otto applicativi per la sicurezza risultavano esposti a vulnerabilità note e non mitigate.

Questo quadro evidenzia una cultura della sicurezza assente, dove la protezione digitale non era percepita come prioritaria rispetto alla sicurezza fisica.

 

Come creare e gestire password sicure

L’episodio del Louvre ci ricorda una verità semplice ma fondamentale: la sicurezza informatica è forte solo quanto la sua password più debole.

Puoi avere sistemi avanzati, ma se le credenziali di accesso sono troppo semplici, l’intero sistema resta vulnerabile.

Creare password robuste e gestirle nel modo corretto è la prima linea di difesa contro intrusioni e furti di dati.

Ecco come farlo in modo efficace e sostenibile, sia per un’azienda che per un singolo utente:

  1. Scegli password lunghe: più che la complessità, conta la lunghezza. Una password di almeno 14 caratteri è molto più difficile da violare rispetto a una corta, anche se piena di simboli

  2. Mescola diversi tipi di caratteri: combina maiuscole, minuscole, numeri e simboli speciali. Questo aumenta l’entropia, cioè la casualità della password, rendendo gli attacchi brute-force molto più difficili

  3. Evita parole ovvie o legate al contesto: mai usare nomi di aziende, musei o software. Password come “LOUVRE”, “THALES” o “Admin123” sono tra le prime testate dagli hacker

  4. Usa un password manager: è lo strumento più sicuro per generare, memorizzare e compilare automaticamente password complesse e uniche per ogni servizio. In questo modo non dovrai ricordarle tutte

  5. Cambia regolarmente le password più critiche: per gli account sensibili (come server, email o sistemi di controllo), imposta una scadenza automatica di massimo 3 mesi e sostituiscile periodicamente.

  6. Attiva l’autenticazione a più fattori (MFA): anche se un aggressore scopre la tua password, non potrà accedere senza il secondo fattore, come un codice temporaneo o l’impronta digitale.

  7. Mantieni aggiornati i sistemi: una password sicura serve a poco se il sistema è vulnerabile. Aggiorna regolarmente software e dispositivi, e utilizza firewall di nuova generazione e crittografia end-to-end per proteggere le comunicazioni.

 

La lezione del Louvre

Il caso del Louvre dimostra che la cybersecurity non è un accessorio, ma il pilastro della protezione di dati e beni fisici.

L’ammissione di “errori sistemici e di lunga durata” da parte delle autorità francesi e la successiva revisione dei sistemi rappresentano un passo verso una maggiore consapevolezza.

Nel dominio della sicurezza informatica, la cura del dettaglio è tutto. Una password di quattro lettere è, in termini digitali, l’equivalente di una porta lasciata spalancata.

Solo attraverso l’adozione di credenziali ad alta entropia, una gestione centralizzata e auditata delle password e una cultura della sicurezza proattiva è possibile costruire difese solide contro le minacce che prosperano sulla negligenza umana.